Nel tentativo di affrontare il crescente problema del sovraffollamento carcerario in Italia, l'idea per l'espulsione dei detenuti stranieri è emersa nuovamente nella discussione politica. Tuttavia, sebbene il governo attuale abbia rinnovato questa proposta, ci sono molte ragioni che ne rendono l'attuazione estremamente difficile. Ci aveva provato invano l’ex guardasigilli grillino Alfonso Bonafede, ancora prima la ex ministra Cancellieri nel 2014. Ora ci vorrebbe riprovare anche l’attuale governo con il sottosegretario Delmastro che ha annunciato il “nuovo” piano carceri. Rimandare nel proprio Paese i detenuti immigrati è spesso indicata come la soluzione al sovraffollamento dei penitenziari italiani. Ma ci sono diversi motivi per cui è una strada impraticabile se ha come obiettivo ridurre vertiginosamente la presenza degli stranieri dalle nostre patrie galere.
L'Attuale Scenario dei Detenuti Stranieri in Italia
Secondo l'ultimo rapporto dell'associazione Antigone, i detenuti stranieri costituiscono il 31,3% del totale, un dato in calo rispetto al passato, ma ancora significativo. Sono spesso sovra-rappresentati tra coloro in custodia cautelare (33,7%) e tra chi è in attesa di processo (35%). La maggior parte di loro è detenuta per pene brevi, il che indica una "criminalità meno organizzata e autrice di delitti meno gravi".
Il Processo Attuale di Espulsione dei Detenuti Stranieri
Per capire meglio la questione dell'espulsione, è importante esaminare come funziona attualmente. Un cittadino straniero proveniente da uno Stato non appartenente all'Unione Europea, irregolarmente presente in Italia, può essere espulso se la sua pena è inferiore a due anni (a meno che non siano coinvolti reati particolarmente gravi). Tuttavia, il detenuto deve acconsentire all'espulsione, e la procedura può essere ostacolata da sfide burocratiche e legali. L’espulsione dei detenuti stranieri può essere disposta anche se è provvisto di regolare permesso di soggiorno, ma sulla base di specifici reati: abitualmente dedito a traffici delittuosi o alla commissione di reati contro i minorenni e contro la sanità e la sicurezza pubblica (art. 1 legge 27 dicembre 1956 n. 1423 “Misure di prevenzione nei confronti di persone pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità); indiziato di appartenere a associazioni di tipo mafioso. Nel 2014, con il decreto cosiddetto “svuotacarceri”, hanno modificato ulteriormente il testo, per rendere più facile l’espulsione degli stranieri colpevoli di reati entro i due anni di pena, a cui vengono inclusi anche i reati inclusi al testo unico dell’immigrazione, sempre se entro i due anni o per chi sia colpevole di rapina e estorsione aggravata.
Ostacoli all'Espulsione dei Detenuti Stranieri
Ci sono diversi ostacoli che rendono questa proposta difficilmente realizzabile. Uno dei principali è rappresentato dai trattati internazionali, necessari per ottenere il consenso dei paesi coinvolti nella procedura di espulsione. Questi accordi sono spesso limitati o addirittura assenti, complicando l'attuazione dell'idea. Inoltre, alcuni paesi di origine dei detenuti stranieri hanno adottato politiche di amnistia per ridurre il sovraffollamento nelle loro carceri, rendendo improbabile l'accettazione di trasferimenti dall'Italia.
L'identificazione dei detenuti rappresenta un ulteriore problema, poiché molte persone detenute non dispongono di documenti di identità validi. La burocrazia e la convalida delle condanne possono causare ritardi significativi nel processo.
Dal punto di vista economico, l'espulsione dei detenuti stranieri potrebbe non comportare risparmi significativi, poiché alcune spese carcerarie sono fisse. Inoltre, l'approccio deve essere consensuale, sollevando importanti questioni etiche e legali. Molti stranieri detenuti in Italia hanno stabilito legami familiari e sociali nel paese, e l'espulsione metterebbe fine a queste vite, creando separazioni familiari e interrompendo l'integrazione sociale.
Considerazioni Finali
Va inoltre sottolineato che molti reati commessi dagli stranieri sono di natura minore e spesso derivano dalla loro condizione di esclusione sociale. Inoltre, esiste il rischio di trattamenti inumani o tortura nei paesi di destinazione. Pertanto, prima di considerare l'espulsione dei detenuti stranieri come soluzione al sovraffollamento carcerario, è essenziale valutare attentamente le condizioni delle carceri nei paesi coinvolti.
In conclusione, nonostante il crescente interesse per l'espulsione dei detenuti stranieri come soluzione al sovraffollamento carcerario, molte sfide giuridiche, burocratiche ed etiche rendono questa proposta impraticabile. La ricerca di alternative più efficaci dovrebbe essere al centro delle discussioni sulla gestione del sistema penitenziario italiano.
Damiano Aliprandi
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