Una breve riflessione sull'intervista di Amato sulla strage di Ustica e quella dell'ex presidente della commissione d'inchiesta, Giovanni Pellegrini, che accusa l'ex parlamentare Enzo Fragalà di aver voluto coprire gli ex nar sulla strage di Bologna. Ecco cosa non torna.
Scoppia il caso sulla strage di Ustica e le (non) rivelazioni di Giuliano Amato. Ma cosa sta accadendo? È solo l'inizio di una lunga campagna stampa e la finalità è perfino banale. Amato ha semplicemente detto cose già espresse, ma il titolo dell'intervista è stato fuorviante, tanto da far apparire che abbia fatto una rivelazione. E invece, già nell'intervista stessa, ha espresso un'opinione non suffragata da alcuna prova a sua conoscenza. Cose già dette e ridette.
Ma allora, perché tutto questo? È solo l'inizio di una feroce campagna stampa che troverà vigore quando inizieranno i lavori della commissione nazionale antimafia. Per avere delle coordinate, basta risentire il surreale intervento di Scarpinato, dove fu applaudito anche da taluni parlamentari del PD.
Qui non conta l'ideologia politica (sono distante anni luce dalla visione politica del governo Meloni); la correttezza vuole, soprattutto per un giornalista che dovrebbe essere il più imparziale possibile, che bisogna avere un approccio laico sulla questione. È chiaro che per questioni indicibili (ora la uso io questa definizione tanto in voga), si vuole pretendere che la commissione antimafia prosegua con l'imbarazzante indirizzo tracciato da quella precedente presieduta da Morra. Sappiamo che questa nuova commissione vuole esplorare la vicenda del dossier mafia appalti legata alla strage di Via D'Amelio.
La presidente Chiara Colosimo avrà le spalle larghe per resistere a tutta la valanga di fango e di disinformazione che giungerà?
Damiano Aliprandi
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