A forza di tentare, l'Espresso è riuscito nell'intento. Ovvero condizionare le scelte politiche del governo - in particolare il ministro Bonafede - con gli pseudo scandali sul 41 bis. Delle vere e proprie fake news che vengono riportate senza il rispetto della deontologia professionale.
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la famosa fake news |
Bisogna però fare esempi concreti. Prendiamo l'anno 2017 quando c'era un altro governo. Lirio Abbate, proprio nei giorni dell'anniversario delle stragi, ha fatto l'ennesimo falso scoop. Il titolo de L'Espresso in prima pagina, e mostrato in tutte le locandine , è stato questo: «I boss col 41 bis vanno a casa: così tradiamo la memoria di Falcone».
Un titolo ad effetto e il contenuto ha dato la percezione che i boss al 41 bis potessero uscire ed entrare quando volevano.
Ovviamente è una fake news. Non ha spiegato che si tratta del “permesso di necessità” ed è contemplato dall'articolo 30 dell’ordinamento penitenziario, il quale recita che «nel caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente, ai condannati e agli internati può essere concesso ( o. p. 30- bis) dal magistrato di sorveglianza ( o. p. 68) il permesso di recarsi a visitare, con le cautele previste dal regolamento ( reg. es. 64), l’infermo». Permessi che vengono eseguiti con tanto di capillare controllo e scorta da parte della polizia penitenziaria. Inoltre tali permessi non vengono concessi in automatico e sono innumerevoli i casi di richieste respinte. L'avrebbe dovuto spiegare come pretende il nostro testo unico dei giornalisti. Ma oramai la deontologia è un optional.
La cialtronata si aggrava per aver fatto uno pseudo scoop usando il nome di Giovanni Falcone e giocando con l'emotività.
Però non ha sortito nessun effetto. Perché? C'era come ministro della giustizia Andrea Orlando che, nonostante tutti i difetti che aveva , ha messo il punto e ha avuto la forza di non farsi travolgere dalle fake news di Abbate e le strumentalizzazioni politiche.
Ora quest'ultimo ci ha riprovato lanciando uno scandalo che non c'è. I boss che non sono più al 41 bis, risultano essere 3. Mica 376. I tre boss sono gravemente malati e impossibili da essere curati in carcere. Tra l'altro alcuni di loro hanno un fine pena di pochi mesi. Sarebbero comunque usciti a breve. Ma questa volta L'Epresso ha creato l'ennesimo scandalo ben sapendo che il terreno è fertile con un uomo piccolo piccolo come il guardasigilli Alfonso Bonafede e un governo del tutto grillizzato.
Questo è tutto. Ognuno tragga le proprie considerazioni.
Damiano Aliprandi
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