La mancanza di personale è evidente in tutti gli ambiti cruciali del sistema penitenziario. Con soli 785 educatori per un totale di 58.987 detenuti, ci sono 75 detenuti per ogni educatore, rendendo impossibile qualsiasi tentativo di riabilitazione significativa. Gli agenti penitenziari sono insufficienti, con solo 31.704 agenti effettivi rispetto ai 36.970 previsti sulla carta. Inoltre, la carenza di direttori e personale amministrativo è allarmante: su 189 istituti, ben 98 sono sovraffollati, 57 non hanno un direttore titolare, 15 sono privi sia di direttore titolare che reggente, e 43 direttori gestiscono più di una struttura.
Questa mancanza di supervisione e guida ha conseguenze gravi sulla sicurezza e sulla gestione delle carceri italiane, mettendo a repentaglio la sicurezza di detenuti e operatori.
Situazione delle Pene Brevi e Proposte di Riforma
Un ulteriore problema critico è rappresentato dalle persone detenute per pene estremamente brevi. Attualmente, 1.551 individui scontano pene inferiori a un anno, mentre altri 2.785 hanno pene tra uno e due anni. Questa situazione evidenzia le gravi lacune nel sistema carcerario italiano, in particolare nella mancanza di progetti di rieducazione per queste persone. La mancanza di accesso a misure alternative alla detenzione per pene così brevi mette in evidenza una povertà sistemica che va oltre il problema penitenziario, raggiungendo sfere sociali, legali e materiali.
La Proposta del Garante Nazionale delle Persone Private della Libertà
In una recente presentazione al Parlamento, il Garante Nazionale delle Persone Private della Libertà ha sottolineato la necessità di adottare un approccio completamente nuovo. Ha evidenziato l'importanza di considerare la privazione della libertà come una misura estrema, da attuare solo quando altre forme di supporto e riduzione dei conflitti nella società hanno fallito. Il Garante ha proposto l'adozione di strutture alternative al carcere, radicate nel territorio, per le persone coinvolte in reati di minore rilevanza causati da fragilità e vulnerabilità. Queste strutture non solo offrirebbero supporto ma anche un controllo più attento, prevenendo così la sensazione di abbandono che spesso porta a tragici esiti come il suicidio, fenomeno sempre più diffuso tra le persone detenute.
In conclusione, è fondamentale che il Parlamento agisca immediatamente per affrontare questa crisi umanitaria nel sistema carcerario italiano. È necessario un cambio radicale di approccio, passando da una visione repressiva a una proattiva, che miri a sostenere e rieducare anziché punire. Solo attraverso riforme concrete e misure alternative al carcere, l'Italia potrà porre fine a questa emergenza umanitaria e offrire una vera possibilità di riabilitazione ai detenuti vulnerabili del paese.
La proposta del Garante rappresenta un passo fondamentale verso un cambiamento significativo e urgente. Eppure, nonostante queste proposte illuminate, sembra che la politica italiana sia ancora intrappolata in vecchie idee come il riutilizzo delle caserme dismesse, un approccio che si è dimostrato inefficace in passato e che non può più essere considerato una soluzione valida. È tempo di agire in modo deciso per garantire un futuro migliore per il sistema carcerario italiano e per le persone coinvolte in esso.
Damiano Aliprandi
Commenti
Posta un commento