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Borsellino: l'audizione surreale in commissione antimafia

 

Nella recente audizione della commissione antimafia, l'avvocato Repici, legale di Salvatore Borsellino, ha suscitato un dibattito surreale. Confrontando la pista mafia appalti con la controversa pista palestinese nella strage di Bologna, abbiamo superato il senso del ridicolo.

Il giudice Paolo Borsellino
Paolo Borsellino

L'audizione in commissione antimafia dell'avvocato Repici, legale di Salvatore Borsellino, rappresenta il culmine del teatro dell'assurdo. Repici compara mafia appalti con la pista palestinese riguardante la strage di Bologna. 

Tuttavia, è importante notare che mentre la seconda è stata respinta dalle sentenze del tribunale di Bologna, per quanto riguarda il dossier mafia appalti come possibile causa delle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, tutte le sentenze emesse dal tribunale competente - supportate da prove inconfutabili - indicano questa pista come una concausa.

Inoltre, per essere più precisi, la sentenza di secondo grado del Borsellino Quater la riconosce come la principale. I giudici della corte d'appello attribuiscono grande importanza alla situazione interna al cosiddetto "nido di vipere". Il confronto inappropriato con la pista palestinese può portare a gravi malintesi: i giudici sembrano essere accusati di depistaggio. Forse l'avvocato Repici dovrebbe essere più specifico su questo punto.

Gran parte dell'audizione è stata dedicata alla confutazione degli argomenti dell'avvocato Trizzino, difensore dei figli di Borsellino, precedentemente esposti in commissione. Questo atteggiamento mi sembra poco elegante e agli osservatori esterni, Repici potrebbe apparire come l'avvocato difensore non ufficiale di alcuni ex magistrati di Palermo, tra cui il senatore Roberto Scarpinato, membro della stessa commissione e che, tra l'altro, sa difendersi benissimo da solo grazie anche alla sua posizione privilegiata.

Il sospetto, sebbene infondato, diventa sempre più forte, soprattutto quando Repici parla del procedimento relativo a mafia appalti, abbracciando appieno quanto affermato dagli allora magistrati responsabili dell'indagine. 

Per confutare le affermazioni dell'avvocato Trizzino, Repici menziona la sentenza di secondo grado della "trattativa". Tuttavia, è importante notare che il giudice naturale sulla questione "mafia appalti" non è di Palermo, ma del tribunale di Caltanissetta. L'archiviazione decisa dalla giudice nissena Gilda Loforti è l'unica ordinanza da considerare al momento. Se verrà sovrastata da successive ordinanze dei giudici competenti, allora potremo discuterne di nuovo.

A titolo di esempio, i giudici nella sentenza di secondo grado del caso Borsellino Quater hanno escluso la pista trattativa come causa della strage, ma hanno precisato che non potevano esaminare il teorema giudiziario poiché non era di loro competenza. Non erano, infatti, i giudici naturali. 

Questo, a mio parere, avrebbe dovuto fare anche il giudice Pellino nella sentenza sulla trattativa: non era sua competenza approfondire l'aspetto relativo a mafia e appalti.

Ho ascoltato con interesse l'audizione di Repici, sperando di trovare elementi decisivi, non solo suggestivi, riguardo alle piste alternative sulle stragi che sono state amplificate dai media negli ultimi anni. Purtroppo, non ho trovato nulla di sostanziale: aspettavo invano Godot, che non è mai arrivato. 

La maggior parte del tempo è stata dedicata al tentativo di etichettare come depistatori coloro che semplicemente hanno argomentato sulla base delle prove a disposizione.

Damiano Aliprandi

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